VERGOGNA!!!!!!

Cari Amici,

forse vi chiedete cosa abbia mai potuto causare la rottura del negoziato tra Trenitalia e la Regione Liguria? In questo articolo trovate buona parte della risposta. La nostra Regione ad onor del vero è una di quelle che stanno combattendo contro questa distorsione della concorrenza, che se passerà avrà effetti a dir poco disastrosi sul servizio universale, ossia su tutti noi pendolari. Ad oggi, grazie ad una provvidenziale legge recentemente votata in Senato, siamo tornati ad un gestore che può dire "prendere o lasciare" e imporre le proprie esclusive convenienze, non importa se per nulla confacenti agli utenti, ossia noi, che paghiamo sempre più caro un servizio sempre più scadente.

 

Cordiali saluti e, come sempre, buon viaggio!

Sonia Zarino

Coordinamento dei Pendolari Liguri

 

da Il Sole 24 Ore di mercoledì 6 maggio 2009

 

Regioni obbligate ad affidare i servizi ferroviari senza gara

di Pivetti Morena


ROMA - Scarsa puntualità dei treni dei pendolari, cancellazioni di corse, pulizie inadeguate e sovraffollamento? Addio alle mega-multe, come quella da oltre tre milioni e mezzo che a Trenitalia ha appioppato di recente la Giunta del Veneto guidata dal Governatore Giancarlo Galan. Troppi i disservizi subiti da migliaia di viaggiatori nel 2008. La Campania e il Friuli, che hanno appena rinnovato i contratti di servizio per i collegamenti ferroviari con la società del Gruppo Fs, e via via le Regioni che le seguiranno, si ritrovano tra le mani un'arma spuntata: in caso di mancato rispetto della puntualità, affidabilità e pulizia pattuite, le sanzioni non potranno superare l'1% del valore totale.

È questo uno dei possibili effetti delle disposizioni contenute nel decreto legge incentivi (articolo 7, comma 3-ter, decreto 5 del 2009). Il decreto incentivi consente infatti di assegnare senza gara la gestione dei treni dei pendolari pur in contrasto con la riforma del trasporto locale del 1997 (legge 422) che prevede l'asta obbligatoria, stabilendo in sei anni più sei rinnovabili la durata minima dei contratti di servizio «comunque affidati». Quindi anche di quelli che le Regioni stanno firmando ora. Il Veneto commina multe tanto pesanti perché applica le clausole dell'appalto vinto dalle Ferrovie nel dicembre del 2005. Con l'affidamento diretto, invece, l'azienda pubblica, più forte contrattualmente della controparte regionale, è in grado di imporre le proprie condizioni: comprese le sanzioni limitate all'1 per cento.

Per «blindare» con una solida base legislativa l'addio alla concorrenza sui binari locali per i prossimi 12 anni la settimana scorsa la commissione Industria del Senato ha poi approvato un emendamento al disegno di legge sviluppo, che di fatto reintroduce, dopo più di dieci anni, l'affidamento diretto. Così l'Italia, che aveva fatto da battistrada nella liberalizzazione ferroviaria, si accoda a disposizioni assai più miti.

«Questo è un vulnus molto forte - ha tuonato il presidente dell'Autorità per la concorrenza e il mercato, Antonio Catricalà - ai principi della legge sui servizi pubblici locali. Rischiamo di tornare indietro di vent'anni». Catricalà chiede contratti di servizio seri «non come ora che vengono scritti dalle Ferrovie» e controlli altrettanto seri da parte delle Regioni. Ma i potenziali beneficiari dell'apertura del mercato, i governi locali (tranne Veneto ed Emilia Romagna che hanno già fatto le gare) e i possibili concorrenti privati, preferiscono il monopolista pubblico o non lo contrastano, e a pagare, insiste ancora l'Antitrust, che riceve continue segnalazioni e proteste, saranno i pendolari.

Alla base del silenzioso via libera delle Regioni c'è il denaro. Lo Stato non ne ha, loro neppure. Con un contratto di 12 anni le Fs promettono di autofinanziare l'acquisto di nuovi treni: quei famosi mille convogli che l'amministratore delegato, Mauro Moretti, annuncia da anni.

Ma non ci si ferma ai treni locali. Sempre con l'emendamento al disegno di legge 1195 i senatori Cursi e Vetrella (entrambi del Pdl) che avevano già tentato di smontare le «lenzuolate» dell'ex ministro Bersani con la reintroduzione dell'agente monomandatario per le assicurazioni cercano di chiudere alla competizione anche il «servizio universale», ovvero i treni a media e lunga percorrenza, mettendo forti limitazioni all'ingresso di nuovi operatori. In contrasto, ancora una volta, con le convinzioni dell'Antitrust che sta preparando una segnalazione: «Anche i sussidi per il servizio universale sostiene Catricalà - possono essere messi all'asta. Vince chi chiede la compensazione minore a fronte del servizio migliore».

 

 

 

Giacomo Fazio 

Joomla templates by a4joomla